Impianto fotovoltaico su tetto: i nuovi incentivi 2025 puntano a promuovere l’autoproduzione di energia nelle case e nelle imprese. L’estate del 2025 porta con sé una svolta importante per il fotovoltaico in Italia. Dal 3 giugno è infatti possibile accedere a nuovi incentivi dedicati agli impianti solari, sia di piccola che di grande taglia, con l’obiettivo dichiarato di favorire l’autoconsumo e l’abbinamento del fotovoltaico con sistemi di accumulo. Queste misure – previste in forma transitoria dal cosiddetto decreto FERX – intendono accelerare la transizione energetica nazionale, sostenendo la produzione da fonti rinnovabili in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Si apre dunque una nuova stagione di incentivi “su misura” che si inseriscono in un quadro più ampio di politiche per la diffusione dell’energia pulita condivisa sul territorio.
Nuovi incentivi per il fotovoltaico e autoconsumo nel 2025
Le domande per ottenere le nuove tariffe incentivanti possono essere presentate a partire dal 3 giugno 2025. La finestra iniziale è breve: i privati, ad esempio, devono fare richiesta entro il 24 giugno per vedersi riconosciuta una tariffa agevolata sull’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico. Il meccanismo ricalca in parte i vecchi schemi di feed-in tariff, ma con un’enfasi particolare sull’uso diretto dell’energia prodotta. In concreto, per gli impianti “di piccola taglia” (cioè sotto 1 MW di potenza) è previsto un accesso diretto all’incentivo, senza bisogno di partecipare ad aste o registri competitivi: basta che i lavori di installazione siano iniziati dopo l’entrata in vigore del decreto (28 febbraio 2025) e che si utilizzino componenti nuovi. Questo rende la misura snella e immediata, pensata per famiglie e piccole imprese che vogliono investire rapidamente nel solare sul tetto o sui terreni disponibili.
Il supporto economico si concretizza in una tariffa fissa “omnicomprensiva” sulla quota di produzione non autoconsumata e immessa in rete. A seconda della taglia dell’impianto e della tecnologia, la tariffa varia indicativamente tra 85 e 95 €/MWh, erogata per un periodo di 20 anni a partire dall’entrata in esercizio dell’impianto. Si tratta quindi di una entrata sicura per il produttore/prosumer, che va a sommarsi al risparmio in bolletta ottenuto dall’autoconsumo istantaneo dell’energia. L’incentivo è calibrato per coprire il gap residuo verso la piena redditività degli impianti fotovoltaici: non è più il generoso Conto Energia di una decina d’anni fa, ma un sostegno mirato a rendere conveniente l’investimento anche in assenza di altri meccanismi come lo Scambio sul Posto. Significativamente, il decreto esplicita che il nuovo schema vuole promuovere l’efficacia e la sostenibilità di questi impianti in vista degli obiettivi climatici ed energetici nazionali. Va notato inoltre che il budget è limitato: le domande saranno accettate in ordine cronologico fino ad esaurimento delle risorse disponibili, dando precedenza a chi attiverà prima il proprio impianto. In altre parole, c’è un chiaro invito a fare presto e a mettere in funzione gli impianti quanto prima, per beneficiare dell’agevolazione entro la scadenza del 31 dicembre 2025 (termine ultimo di applicazione del decreto transitorio).
Addio Scambio sul Posto: cambia lo scenario dell’autoconsumo

Le novità del 2025 vanno lette anche alla luce di un cambiamento storico per il settore fotovoltaico italiano: la fine del meccanismo di Scambio sul Posto. L’ARERA (Autorità di regolazione energia) ha deliberato che, dal 29 maggio 2025, non sarà più possibile richiedere lo Scambio sul Posto per i nuovi impianti connessi in rete. Questo meccanismo, in vigore per anni, permetteva ai proprietari di pannelli solari di immettere in rete l’energia non consumata immediatamente e di ricevere in cambio una compensazione economica di importo simile al costo dell’energia prelevata successivamente dalla rete. In pratica fungeva da “batteria virtuale”, dando modo ai prosumer di accumulare crediti per l’energia immessa e usarli per abbattere le bollette quando consumavano energia nei momenti in cui il fotovoltaico non produce. La sua abolizione segna dunque una svolta importante: chi installa un impianto fotovoltaico nel 2025 dovrà orientarsi su nuove soluzioni per massimizzare l’autoconsumo, senza poter contare su quella forma di compensazione differita.
Non a caso, i nuovi incentivi statali spingono proprio in questa direzione, incoraggiando l’installazione di sistemi di accumulo e l’utilizzo intelligente dell’energia solare prodotta. In assenza dello Scambio sul Posto, infatti, l’elettricità in eccesso va valorizzata diversamente: o viene venduta sul mercato (ad esempio tramite il ritiro dedicato del GSE, a prezzi di mercato) oppure, meglio ancora, viene immagazzinata in batterie per poter essere utilizzata nei momenti di bisogno, aumentando così la quota di autoconsumo reale. Il nuovo schema di incentivazione premia solo l’energia immessa in rete (attraverso la tariffa omnicomprensiva sopra descritta), quindi più un impianto riesce a trattenere energia per i propri consumi, più ne trae beneficio indiretto sotto forma di risparmio in bolletta. In altre parole, lo Stato preferisce sostenere il kilowattora fotovoltaico consumato sul posto o stoccato per dopo, piuttosto che pagare onerosi contributi per l’energia ceduta alla rete senza controllo. Questa filosofia è in linea con la transizione verso un modello distribuito, in cui le abitazioni e le imprese diventano sempre più autonome e resilienti dal punto di vista energetico.
Comunità energetiche e autoconsumo collettivo in espansione
Parallelamente agli incentivi per i singoli impianti, l’Italia sta spingendo con forza sul concetto di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili (CER). Queste configurazioni permettono a gruppi di cittadini, aziende e enti locali di unirsi per produrre e condividere energia rinnovabile a livello locale, ottenendo benefici sia ambientali che economici. Negli ultimi anni, a seguito delle direttive europee, il nostro paese ha introdotto normative ad hoc per favorire le CER: inizialmente in forma sperimentale per piccoli comuni e condomìni, e poi via via ampliando la portata. Il 2024 ha visto l’entrata in vigore di un decreto attuativo che finanzia con fondi del PNRR la realizzazione di impianti rinnovabili fino a 1 MW dedicati alle comunità energetiche, attraverso contributi a fondo perduto e incentivi sulla condivisione di energia. In origine questa misura era riservata ai soli comuni con meno di 5.000 abitanti, nel tentativo di stimolare progetti nelle aree più piccole e periferiche. Tuttavia, i risultati iniziali sono stati inferiori alle attese: non è semplice trovare, in contesti molto piccoli, soggetti disposti a farsi carico degli oneri organizzativi e burocratici per creare e gestire una comunità energetica da zero.
Per questo motivo, nel maggio 2025 il governo è intervenuto per potenziare gli incentivi alle CER e allargarne la platea. Il cosiddetto “decreto CER” (collegato al DL Bollette 19/2025) ha innalzato da 5.000 a 50.000 abitanti la soglia dei comuni ammessi ai contributi, estendendo così l’accesso anche a cittadine di medie dimensioni. In tali contesti più ampi è più facile riunire una varietà di attori – famiglie, piccole imprese, amministrazioni locali – interessati a cooperare sull’energia condivisa. Contestualmente, è stato triplicato l’anticipo erogabile sui contributi (dal 10% al 30%) per facilitare l’avvio dei lavori e sono stati prorogati i termini di realizzazione: i nuovi impianti delle comunità energetiche finanziati potranno entrare in esercizio fino al 31 dicembre 2027 (anziché giugno 2026) senza perdere il diritto agli incentivi. Un altro correttivo cruciale riguarda la cumulabilità delle agevolazioni: da ora i contributi a fondo perduto e le detrazioni fiscali sono pienamente compatibili, senza riduzioni proporzionali, e la novità vale anche retroattivamente per i progetti già avviati. Ciò significa, ad esempio, che un cittadino membro di una CER può installare pannelli sul proprio tetto usufruendo della detrazione fiscale piena (es. 50% “bonus ristrutturazioni”) e al tempo stesso la comunità può ottenere il contributo PNRR sul costo dell’impianto, laddove prima bisognava scegliere oculatamente per non sovrapporre gli incentivi. In sintesi, le comunità energetiche dispongono ora di due forme di sostegno pubblico: un contributo in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili per realizzare gli impianti condivisi, e una tariffa premio dedicata su ogni kWh di energia autoconsumata collettivamente dagli utenti della CER. Quest’ultimo incentivo operativo – erogato dal GSE – remunera l’energia condivisa all’interno della comunità per un periodo di diversi anni, fornendo un ulteriore ritorno economico ai membri in proporzione all’energia pulita che riescono a scambiare localmente anziché prelevarla dalla rete nazionale.
Le CER rappresentano un cambio di paradigma nel modo di pensare l’energia: da consumatori passivi si diventa prosumers attivi all’interno di una rete di scambio locale. Anche alcune grandi aziende e utility stanno iniziando a interessarsi a queste configurazioni, vedendo l’opportunità di investire sul territorio creando partnership con le comunità locali. Secondo il rapporto Comuni Rinnovabili 2025 di Legambiente, la crescita di questi modelli in Italia è ancora “lenta ma importante” e già centinaia di esperienze virtuose sono state censite negli ultimi anni. Premi e riconoscimenti sono stati attribuiti alle comunità energetiche più innovative e solidali sul territorio nazionale, a testimonianza di un fermento dal basso che inizia a dare frutti concreti. L’auspicio è che, con gli incentivi potenziati e una maggiore consapevolezza collettiva, queste iniziative decollino su larga scala, contribuendo significativamente agli obiettivi nazionali di energia rinnovabile e coinvolgendo attivamente le comunità locali nella transizione ecologica.
Politiche pubbliche a sostegno dell’autoconsumo e dell’energia pulita

L’impegno delle istituzioni italiane nel promuovere l’autoconsumo energetico non si esaurisce con i provvedimenti sopra menzionati. Negli ultimi anni sono stati introdotti anche incentivi di natura fiscale e sociale per ampliare la platea di cittadini e imprese in grado di produrre da sé l’energia che consumano. Un esempio di rilievo è il Reddito Energetico nazionale, partito nel 2024, pensato per aiutare le famiglie a basso reddito ad installare impianti fotovoltaici domestici. Grazie a questo programma, le famiglie con determinati requisiti economici (ISEE basso) possono ottenere un impianto fotovoltaico gratuito sul proprio tetto, finanziato tramite contributo in conto capitale statale. L’energia prodotta potrà essere utilizzata immediatamente per i consumi dell’abitazione, mentre l’eventuale surplus non utilizzato viene ceduto al GSE (di fatto alla collettività) secondo le regole previste. Si tratta di una misura mirata a combattere la povertà energetica, riducendo le bollette delle famiglie più vulnerabili e coinvolgendole al contempo come attori della transizione ecologica. Il contributo pubblico copre gran parte dei costi di installazione: indicativamente fino a 2.000 euro come quota fissa, più ~1.500 euro per ogni kW di potenza installata. In molte situazioni questo equivale a finanziare interamente un piccolo impianto residenziale (ad esempio da 3 kW), senza alcun esborso per il beneficiario. Misure simili di “reddito energetico” erano già state sperimentate a livello locale in regioni come la Puglia e la Sardegna, ma l’estensione a livello nazionale segna un salto di qualità nell’impegno pubblico verso un’energia distribuita e accessibile.
Parallelamente, restano attive le forme “ordinarie” di incentivo fiscale per chi decide di installare pannelli solari e batterie: il bonus ristrutturazioni 50%, ad esempio, consente di detrarre dalla dichiarazione dei redditi metà dei costi sostenuti per l’impianto fotovoltaico (fino a 96.000 euro di spesa), includendo anche eventuali sistemi di accumulo integrati. Questa detrazione viene recuperata in 10 anni e rappresenta un alleggerimento significativo dell’investimento iniziale per famiglie e imprese. Per qualche anno ha fatto la parte del leone anche il Superbonus 110%, che permetteva di installare impianti fotovoltaici praticamente a costo zero all’interno di interventi di efficientamento edilizio più ampi; tuttavia, con la fine di quello schema (nel 2023) si è tornati a incentivi più mirati e sostenibili nel lungo periodo. L’approccio attuale delle politiche pubbliche sembra privilegiare misure meno generose ma più diffuse, capaci di attivare investimenti privati contenuti ma capillari. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato aumentare la quota di energia rinnovabile nel mix nazionale, dall’altro coinvolgere attivamente cittadini e territori, affinché i benefici economici della transizione restino distribuiti a livello locale. Del resto, la sicurezza energetica e gli obiettivi climatici richiedono non solo grandi impianti industriali, ma anche una moltitudine di piccoli produttori: prosumer domestici, comunità di quartiere, aziende agricole con il fotovoltaico sui capannoni, ecc. In questa visione, ogni tetto può diventare una centrale elettrica in miniatura e ogni comunità può trasformarsi in un piccolo hub energetico.
Impatto atteso su famiglie, imprese e territori
Le ricadute di questa nuova ondata di incentivi e politiche per l’autoconsumo potrebbero essere significative su più fronti. Per le famiglie, i vantaggi immediati sono nel taglio delle bollette e nella maggiore indipendenza dai rincari dell’energia elettrica. Un impianto fotovoltaico domestico, soprattutto se abbinato a una batteria, consente di autoprodurre buona parte dei consumi quotidiani: luci, elettrodomestici, climatizzazione estiva e, sempre più spesso, anche la ricarica di veicoli elettrici. Con i nuovi incentivi, installare questi sistemi diventa più accessibile economicamente, sia grazie ai contributi diretti (per chi rientra nei bandi o nel Reddito Energetico) sia grazie al ritorno garantito dalla tariffa incentivante sui surplus immessi in rete. Le famiglie a basso reddito, in particolare, possono trarne un beneficio doppio: riduzione della spesa energetica e miglioramento delle condizioni di comfort abitativo, senza doversi fare carico integralmente dell’investimento iniziale. Inoltre, entrare a far parte di una comunità energetica locale offre anche un valore sociale aggiunto: si diventa parte di un progetto condiviso, in cui la bolletta si abbassa insieme a quella dei vicini e si sperimenta una forma di solidarietà energetica innovativa.
Anche per le imprese – piccole e medie in primis – l’autoconsumo rinnovabile rappresenta un’opportunità strategica. Negli ultimi anni i costi dell’energia hanno inciso pesantemente sui bilanci aziendali, e molte PMI hanno guardato al fotovoltaico come soluzione per controllare la spesa energetica e rendersi più competitive. I nuovi incentivi del 2025 potrebbero dare un impulso ulteriore a questi investimenti: un’azienda che dispone di superfici (tetti di capannoni, parcheggi, terreni inutilizzati) può installare impianti fotovoltaici sapendo di poter contare su un rientro sicuro tramite la tariffa incentivante ventennale, oltre al risparmio diretto consumando l’energia in loco. Ciò riduce i tempi di payback e aumenta la certezza del ritorno economico, elementi chiave per qualsiasi imprenditore. Inoltre, partecipare a una comunità energetica o crearne una attorno alla propria area industriale può portare benefici reciproci: l’azienda può condividere eventuale energia in eccesso con le abitazioni vicine o con altri partner, costruendo filiere locali più sostenibili. In prospettiva, l’adozione diffusa del fotovoltaico con accumulo nelle attività produttive può contribuire a stabilizzare i costi energetici a livello territoriale e a ridurre la dipendenza dalle forniture esterne, rendendo il tessuto economico locale più resiliente.
Infine, su scala di territorio e comunità locali, l’impatto potenziale è di ampio respiro. L’installazione massiccia di nuovi impianti fotovoltaici – stimolata dagli incentivi – significa maggiori investimenti e lavoro a livello locale: imprese installatrici, tecnici, progettisti e artigiani vedranno aumentare la domanda di servizi legati all’energia solare e alle batterie, con ricadute positive sull’occupazione. Ogni impianto in più è anche un passo verso la riduzione delle emissioni di CO₂ e degli inquinanti, contribuendo a centrare gli obiettivi ambientali che l’Italia si è posta. Sebbene la crescita delle rinnovabili sia ancora al di sotto di quanto necessario (nel 2024 si contavano circa 74 GW installati in totale, un dato salito solo lentamente negli anni recenti), misure come quelle varate nel 2025 potrebbero accelerare il trend. La diffusione capillare dell’autoproduzione energetica rende inoltre le comunità più consapevoli e partecipi: i cittadini non sono più spettatori passivi delle politiche energetiche decise dall’alto, ma diventano parte attiva della transizione. Un comune che abbraccia le comunità energetiche e il fotovoltaico diffuso può trattenere sul territorio una quota maggiore della ricchezza generata: la bolletta pagata in meno ogni mese è denaro che resta disponibile per l’economia locale, magari da reinvestire in altri servizi o attività. Si innesca così un circolo virtuoso, in cui sostenibilità ambientale ed economica vanno di pari passo.
In conclusione, i nuovi incentivi al fotovoltaico annunciati a giugno 2025 rappresentano non solo un sostegno economico immediato per chi installa pannelli solari, ma anche un tassello di una strategia più ampia verso un’Italia dell’energia condivisa e pulita. Autoconsumo individuale, sistemi di accumulo, comunità energetiche: sono tutti elementi convergenti di un futuro energetico in cui famiglie, imprese e territori diventano protagonisti. La strada da fare è ancora lunga e richiederà continuità nelle politiche e nei finanziamenti, ma i benefici potenziali – in termini di bollette più leggere, aria più pulita e coesione sociale – rendono questo percorso quantomai virtuoso e necessario. Le novità normative del 2025 lasciano intravedere uno scenario in cui ogni tetto fotovoltaico non è solo un impianto a sé, ma parte di una rete interconnessa di energia rinnovabile che alimenta il Paese dal basso, costruendo giorno dopo giorno l’indipendenza energetica e la sostenibilità per le generazioni future.
Fonti:
- Antonella Donati, “Fotovoltaico, al via i nuovi incentivi per l’autoconsumo e i sistemi di accumulo”, la Repubblica – Green & Blue, 3 giugno 2025.
- Abbassalebollette.it, “29 Maggio 2025: fine dello Scambio sul Posto. Cosa fare?”, 29 maggio 2025.
- Ediltecnico.it, “Nuovo decreto CER 2025: incentivi potenziati e platea ampliata”, 16 maggio 2025.
- Rinnovabili.it, “Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2025 per privati e famiglie”, 5 gennaio 2025.
- SolareB2B.it, “Da Legambiente il nuovo report ‘Comuni Rinnovabili 2025’ con i premi alle migliori CER”, 27 maggio 2025.